La
nostra avventura nel mondo dei “cani detective” è iniziata da poco, anche se
sembra tantissimo, un po’ per gioco e per curiosità e a dire il vero in un
primo momento i Corgi non c’entravano per nulla. Ho letteralmente scaraventato
Giorgio in quel mondo perché sapevo che si sarebbe divertito assieme a Grinta,
la sua Australian Cattle Dog, e perché poi mi avrebbe insegnato tante cose che
avrei potuto sperimentare sui nostri Corgini. Giusto per fargli capire che
anche i miei “senza zampe”, come li definisce lui, hanno qualche marcia in più.
Passano
i mesi e le nostre giornate, praticamente tutte le nostre giornate, iniziano a
farcirsi di nuovi termini e di nuove frasi che si ripetono quotidianamente
“Dove andiamo oggi a lavorare con i cani?”, “Facciamo un cieco?”, “Riduciamo il
volume del target e vediamo come va?!”.
Vedendo
quanto si divertiva Grinta a lavorare con Giorgio ho deciso di sperimentare la
ricerca anche con Persil che già ci aveva fatti divertire lo scorso inverno
quando era poco più di un cucciolo durante qualche esercizio di Mantrailing,
ovvero la ricerca di persone disperse. Cercare Giorgio, o meglio, la pancetta
che avrebbe mangiato se avesse trovato Giorgio in mezzo alla neve, gli piaceva
parecchio ma, nonostante fosse evidentemente portato per questo tipo di
“gioco”, oltre a qualche pista abbiamo fatto poco e la nostra attenzione si è
rivolta prettamente verso la Detection.
Lo
ripeto: è iniziato tutto per gioco ma il ragazzo ci ha stupiti con la sua
immensa motivazione e voglia di fare, così abbiamo iniziato a provare
seriamente portandolo a fare ricerche anche fuori casa assieme a Grinta.
La
detection è una disciplina cinofila utilizzata per lo più dalle forze
dell’ordine ed è in parole povere tutto ciò che compete l’addestramento dei
cani utilizzati per la ricerca di sostanze occultate come stupefacenti,
esplosivi, grossi quantitativi di denaro, ma è anche lo stesso principio di
lavoro utilizzato per i cani che aiutano il proprio compagno bipede affetto da
diabete di tipo 1 o dei cosiddetti “cani molecolari” che sono in grado di
fiutare la presenza di un tumore/patologia su preparati istologici o
direttamente sul paziente. Negli ultimi tempi da questa disciplina è nata una
nuova branca “sportiva” in cui il cane si diverte semplicemente a cercare un
oggetto o un odore che il proprietario nasconde e poi gli chiede di trovare.
Il gioco, perché alla fine deve essere sempre preso
come un gioco per poter lavorare serenamente, consiste nel nascondere un odore
target che il cane deve trovare all’interno di un’area più o meno vasta. Il
tutto diventa più difficile quando si lavora in un ambiente cieco, cioè quando
è un’altra persona a nascondere l’odore senza che il conduttore sappia dove si
trovi e quanti target sono presenti nell’ambiente che può anche essere
“pulito”, ossia quando non sono stati nascosti odori nell’area. Si inizia
“vestendo” il cane, mettendogli cioè un collare diverso da quello utilizzato
per le passeggiate, c’è chi ci appende campanellini, noi ne usiamo uno più
pesante, con parti in velcro che apriamo al momento della vestizione per far
capire al cane che si entra ufficialmente in modalità lavoro ed è bellissimo vedere
il cambiamento di espressione di Grinta e Persil appena “vestiti”: petto in
fuori, orecchie in attenzione, coda dritta (chi ce l’ha) e via che si parte a
cercare!
Una
volta trovato il target il cane deve segnalarlo in maniera inequivocabile, i
nostri ad esempio vanno in “freezing”, cioè si bloccano per alcuni secondi
piantando il naso sul punto in cui si trova l’odore, opponendosi anche al
conduttore qualora gli chiedesse di spostarsi dalla zona, il cane deve rimanere
immobile e far capire al proprietario che il target è proprio lì, sotto al suo
naso! L’oggetto fonte di odore viene nascosto ogni giorno in un posto diverso e
quando il cane apprende lo scopo dell’esercizio si può ridurre la dimensione
del target, di conseguenza le molecole di odore presenti nell’ambiente saranno
più difficili da rilevare per il cane. Inoltre è possibile insegnare al cane
altri odori da cercare. Un cane che
lavora con le sostanze esplosive ad esempio dovrà essere in grado di segnalare
al conduttore qualcosa come 19 odori differenti, ognuno dei quali è
rappresentato da una delle varie sostanze normalmente utilizzate per la
preparazione di ordigni. Quando si
raggiunge un certo livello, giusto per complicarsi la vita ma rendere anche
tutto più reale e vicino a quella che potrebbe essere una realtà lavorativa, si
possono aggiungere le varie “distrazioni”, come ad esempio posizionare del cibo
nell’area di ricerca, lavorare in presenza di altri cani o fonti di disturbo
(le nostre bimbe sono maestre impagabili in questo) e vedere come reagisce il
nostro quadrupede. Persil ha passato a setaccio ruspe, scalinate, automobili,
parchi giochi, stanze, parti esterne di edifici andando sempre a colpo sicuro
arrivando a segnalare i punti in cui veniva nascosto il suo target che
attualmente ha le dimensioni di un paio di millimetri.
A fine agosto è finalmente arrivata
l’occasione di scendere in campo per il nostro piccolo cercatore dalle zampe
corte. Giorgio era sconfortato perché Grinta non stava lavorando come al
solito, era svogliata e spesso faceva false segnalazioni, si capiva che proprio
non le andava di lavorare, il suo unico scopo appena uscita dal kennel era
quello di tornare a casa il prima possibile tentando, invano, di fregare
Giorgio fingendo di aver trovato il target per ottenere la ricompensa. Qualche
giorno dopo abbiamo capito il motivo di quella svogliatezza visto che è entrata
in calore. Ovviamente pochi giorni prima della partenza per uno stage a cui
Giorgio teneva moltissimo.
Visto
che a Giorgio non andava di partecipare alla masterclass di detection che si
sarebbe tenuta nel weekend senza cane, realizzando le mie speranze, ha deciso
di portare Persil al suo primo stage ufficiale. Io camminavo a tre metri da
terra!
Lo
stage è andato benissimo, Persil e Giorgio hanno ricevuto molti complimenti e
un paio di settimane dopo hanno affrontato insieme un viaggio di quasi 7 ore in
direzione Trieste dove si è tenuto un seminario teorico pratico riservato alle
forze dell’ordine di varie nazioni. Inutile dire che non sono mancati i
sorrisetti quando tra Bloodhound, Malinois, Bracchi e Pastori Tedeschi, ha
fatto capolino il nostro piccolo Corgi. Allo stesso modo però’ non sono mancate
espressioni di stupore quando lo hanno visto all’opera. I complimenti sono
arrivati dai vari docenti, gente che con i cani da detection ci lavora sul
serio, chi in aeroporto, chi nelle varie dogane, chi al parlamento europeo…
insomma, una grande soddisfazione per Giorgio che ha vissuto in prima persona
questa avventura e per me, “mamma di Persil”, che passavo le giornate in attesa
di un sms per avere notizie su come si stessero comportando i miei maschietti
di casa! Sentire poi che Persil sarebbe in grado di superare l’esame “cane da
detection operativo” mi ha definitivamente mandata KO.
Grazie
a queste esperienze e a persone preparate ed esperte che ci supportano ci si è
aperto un nuovo mondo fatto di odori, di tanto tempo da passare con i nostri
cani e possibilità di trasformare questa passione in qualcosa che potrebbe
essere d’aiuto a qualcuno, ci stiamo lavorando ma come per ogni cosa ci
vogliono tempo, sacrificio, pazienza e dedizione. Ancora una volta però’ questi
piccoli immensi cani ci hanno insegnato che per loro, nonostante scappi sempre
un sorriso solo a guardarli, niente è impossibile...