martedì 3 gennaio 2017

Persil... questioni di naso (di Anita Todesco)

La nostra avventura nel mondo dei “cani detective” è iniziata da poco, anche se sembra tantissimo, un po’ per gioco e per curiosità e a dire il vero in un primo momento i Corgi non c’entravano per nulla. Ho letteralmente scaraventato Giorgio in quel mondo perché sapevo che si sarebbe divertito assieme a Grinta, la sua Australian Cattle Dog, e perché poi mi avrebbe insegnato tante cose che avrei potuto sperimentare sui nostri Corgini. Giusto per fargli capire che anche i miei “senza zampe”, come li definisce lui, hanno qualche marcia in più.

Passano i mesi e le nostre giornate, praticamente tutte le nostre giornate, iniziano a farcirsi di nuovi termini e di nuove frasi che si ripetono quotidianamente “Dove andiamo oggi a lavorare con i cani?”, “Facciamo un cieco?”, “Riduciamo il volume del target e vediamo come va?!”.                                
Vedendo quanto si divertiva Grinta a lavorare con Giorgio ho deciso di sperimentare la ricerca anche con Persil che già ci aveva fatti divertire lo scorso inverno quando era poco più di un cucciolo durante qualche esercizio di Mantrailing, ovvero la ricerca di persone disperse. Cercare Giorgio, o meglio, la pancetta che avrebbe mangiato se avesse trovato Giorgio in mezzo alla neve, gli piaceva parecchio ma, nonostante fosse evidentemente portato per questo tipo di “gioco”, oltre a qualche pista abbiamo fatto poco e la nostra attenzione si è rivolta prettamente verso la Detection.
Lo ripeto: è iniziato tutto per gioco ma il ragazzo ci ha stupiti con la sua immensa motivazione e voglia di fare, così abbiamo iniziato a provare seriamente portandolo a fare ricerche anche fuori casa assieme a Grinta.
La detection è una disciplina cinofila utilizzata per lo più dalle forze dell’ordine ed è in parole povere tutto ciò che compete l’addestramento dei cani utilizzati per la ricerca di sostanze occultate come stupefacenti, esplosivi, grossi quantitativi di denaro, ma è anche lo stesso principio di lavoro utilizzato per i cani che aiutano il proprio compagno bipede affetto da diabete di tipo 1 o dei cosiddetti “cani molecolari” che sono in grado di fiutare la presenza di un tumore/patologia su preparati istologici o direttamente sul paziente. Negli ultimi tempi da questa disciplina è nata una nuova branca “sportiva” in cui il cane si diverte semplicemente a cercare un oggetto o un odore che il proprietario nasconde e poi gli chiede di trovare.
 Il gioco, perché alla fine deve essere sempre preso come un gioco per poter lavorare serenamente, consiste nel nascondere un odore target che il cane deve trovare all’interno di un’area più o meno vasta. Il tutto diventa più difficile quando si lavora in un ambiente cieco, cioè quando è un’altra persona a nascondere l’odore senza che il conduttore sappia dove si trovi e quanti target sono presenti nell’ambiente che può anche essere “pulito”, ossia quando non sono stati nascosti odori nell’area. Si inizia “vestendo” il cane, mettendogli cioè un collare diverso da quello utilizzato per le passeggiate, c’è chi ci appende campanellini, noi ne usiamo uno più pesante, con parti in velcro che apriamo al momento della vestizione per far capire al cane che si entra ufficialmente in modalità lavoro ed è bellissimo vedere il cambiamento di espressione di Grinta e Persil appena “vestiti”: petto in fuori, orecchie in attenzione, coda dritta (chi ce l’ha) e via che si parte a cercare!    
                                                   
Una volta trovato il target il cane deve segnalarlo in maniera inequivocabile, i nostri ad esempio vanno in “freezing”, cioè si bloccano per alcuni secondi piantando il naso sul punto in cui si trova l’odore, opponendosi anche al conduttore qualora gli chiedesse di spostarsi dalla zona, il cane deve rimanere immobile e far capire al proprietario che il target è proprio lì, sotto al suo naso! L’oggetto fonte di odore viene nascosto ogni giorno in un posto diverso e quando il cane apprende lo scopo dell’esercizio si può ridurre la dimensione del target, di conseguenza le molecole di odore presenti nell’ambiente saranno più difficili da rilevare per il cane. Inoltre è possibile insegnare al cane altri odori da cercare.   Un cane che lavora con le sostanze esplosive ad esempio dovrà essere in grado di segnalare al conduttore qualcosa come 19 odori differenti, ognuno dei quali è rappresentato da una delle varie sostanze normalmente utilizzate per la preparazione di ordigni.      Quando si raggiunge un certo livello, giusto per complicarsi la vita ma rendere anche tutto più reale e vicino a quella che potrebbe essere una realtà lavorativa, si possono aggiungere le varie “distrazioni”, come ad esempio posizionare del cibo nell’area di ricerca, lavorare in presenza di altri cani o fonti di disturbo (le nostre bimbe sono maestre impagabili in questo) e vedere come reagisce il nostro quadrupede. Persil ha passato a setaccio ruspe, scalinate, automobili, parchi giochi, stanze, parti esterne di edifici andando sempre a colpo sicuro arrivando a segnalare i punti in cui veniva nascosto il suo target che attualmente ha le dimensioni di un paio di millimetri.

 A fine agosto è finalmente arrivata l’occasione di scendere in campo per il nostro piccolo cercatore dalle zampe corte. Giorgio era sconfortato perché Grinta non stava lavorando come al solito, era svogliata e spesso faceva false segnalazioni, si capiva che proprio non le andava di lavorare, il suo unico scopo appena uscita dal kennel era quello di tornare a casa il prima possibile tentando, invano, di fregare Giorgio fingendo di aver trovato il target per ottenere la ricompensa. Qualche giorno dopo abbiamo capito il motivo di quella svogliatezza visto che è entrata in calore. Ovviamente pochi giorni prima della partenza per uno stage a cui Giorgio teneva moltissimo.
Visto che a Giorgio non andava di partecipare alla masterclass di detection che si sarebbe tenuta nel weekend senza cane, realizzando le mie speranze, ha deciso di portare Persil al suo primo stage ufficiale. Io camminavo a tre metri da terra!

Lo stage è andato benissimo, Persil e Giorgio hanno ricevuto molti complimenti e un paio di settimane dopo hanno affrontato insieme un viaggio di quasi 7 ore in direzione Trieste dove si è tenuto un seminario teorico pratico riservato alle forze dell’ordine di varie nazioni. Inutile dire che non sono mancati i sorrisetti quando tra Bloodhound, Malinois, Bracchi e Pastori Tedeschi, ha fatto capolino il nostro piccolo Corgi. Allo stesso modo però’ non sono mancate espressioni di stupore quando lo hanno visto all’opera. I complimenti sono arrivati dai vari docenti, gente che con i cani da detection ci lavora sul serio, chi in aeroporto, chi nelle varie dogane, chi al parlamento europeo… insomma, una grande soddisfazione per Giorgio che ha vissuto in prima persona questa avventura e per me, “mamma di Persil”, che passavo le giornate in attesa di un sms per avere notizie su come si stessero comportando i miei maschietti di casa! Sentire poi che Persil sarebbe in grado di superare l’esame “cane da detection operativo” mi ha definitivamente mandata KO.
Grazie a queste esperienze e a persone preparate ed esperte che ci supportano ci si è aperto un nuovo mondo fatto di odori, di tanto tempo da passare con i nostri cani e possibilità di trasformare questa passione in qualcosa che potrebbe essere d’aiuto a qualcuno, ci stiamo lavorando ma come per ogni cosa ci vogliono tempo, sacrificio, pazienza e dedizione. Ancora una volta però’ questi piccoli immensi cani ci hanno insegnato che per loro, nonostante scappi sempre un sorriso solo a guardarli, niente è impossibile...

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